“Dorme sereno e tranquillo”. Quante volte si sente pronunciare questa frase a proposito di un neonato che riposa? È uno dei modi di dire più diffusi ma nella realtà le cose sono un po’ diverse. Il sonno neonatale non è proprio tranquillo: un neonato fa rumore, emette dei versi, si muove e, alcune volte, si sveglia come di soprassalto e piange. È questo il cosiddetto “riflesso di Moro” e in questo articolo vi spiegherò che cos’è, come si manifesta, perché accade e che cosa potete fare quando succede.
Sommario
Il riflesso di Moro è un’azione arcaica, primaria e involontaria
Il riflesso di Moro è una risposta involontaria che fa parte dei riflessi primari o arcaici neonatali, cioè tutte quelle attività che il neonato compie in maniera naturale per adattarsi alla vita fuori dall’utero materno. Sono riflessi arcaici o primari, ad esempio, la capacità di respirare, deglutire, succhiare, afferrare… Azioni che un neonato è in grado di compiere senza alcun insegnamento, in maniera quasi innata. Tra i riflessi arcaici o primari vi è anche il riflesso di Moro, così chiamato perché fu per primo il pediatra austriaco Ernst Moro a individuarlo e descriverlo nel 1918.
Come si manifesta il riflesso di Moro
Il riflesso di Moro si verifica durante il sonno: il neonato dorme e all’improvviso e di scatto allunga le braccia con le dita delle manine aperte, per poi fletterle di nuovo chiudendo le dita delle mani in un pugno.
Il riflesso di Moro è caratterizzato, quindi, da due diverse azioni
- L’abduzione, cioè l’allargamento delle braccia
- L’adduzione, cioè il ripiegamento delle braccia
È un riflesso che hanno tutti i neonati e che avviene anche quando si trovano ancora nell’utero materno a partire dalla 38esima settimana di gestazione per poi scomparire in genere tra i 4 ed i 6 mesi di vita.
Perché si verifica?
Ma perchè i neonati allargano le braccia? Perché hanno degli scatti? Come mai si verifica il riflesso di Moro? La spiegazione potrebbe essere nella necessità dei neonati di sentirsi contenuti rispetto al mondo esterno, così come avveniva nell’utero materno. L’utero è, infatti, un luogo caldo, accogliente, poco luminoso e piuttosto silenzioso in cui i neonati si sentono al sicuro e protetti. Il mondo extrauterino, al contrario, è pieno di stimoli sonori, luminosi, tattili. È piuttosto comune, quindi, che nei primi tempi dopo la nascita un piccolo si senta un po’ smarrito e che abbia bisogno di ritrovare le condizioni che hanno caratterizzato la sua vita fino a quel momento. E che manifesti questo suo bisogno durante il sonno con una risposta involontaria come il riflesso di Moro.
Il riflesso di Moro e il pianto
A volte, in seguito al riflesso di Moro, un neonato particolarmente sensibile potrebbe svegliarsi dal sonno e mettersi a piangere. È normale che i genitori interpretino il riflesso di Moro e il conseguente pianto come una reazione a un forte spavento. In realtà, è più probabile che il neonato stia piangendo perché confuso e arrabbiato per il fatto di essersi svegliato e che abbia ancora sonno. Il pianto è il suo modo per comunicarcelo. La cosa migliore da fare, quindi, è provare ad accompagnarlo con dolcezza a riaddormentarsi.
Rimedi al riflesso di Moro
In realtà non bisogna preoccuparsi se un neonato si sveglia e piange per il riflesso di Moro perché, come vi dicevo, si tratta di una risposta involontaria e primaria. Parlare di “rimedi al riflesso di Moro” non è, quindi, corretto. Quello che potete fare come genitori è comprendere che si tratta di una reazione al bisogno di contenimento di vostro figlio e prendere degli accorgimenti in questo senso. Come avvolgere il neonato in uno swaddle, cioè in una morbida fasciatura che anche nel suo lettino lo faccia sentire contenuto e protetto così come si sentiva nell’utero materno. E poi, naturalmente, fare il possibile perché il suo sonno possa essere davvero sereno e tranquillo, eliminando tutte le cause per cui un neonato potrebbe non dormire bene.