Quando si diventa genitori, il sonno dei propri figli diventa una questione cruciale. Ci sono molti “falsi miti” su questo argomento e tra le neomamme e i neopapà possono nascere un po’ di preoccupazioni. Una delle voci errate più diffuse è che tutti i neonati fatichino ad addormentarsi da soli e che sia, quindi, utile dormire accanto a loro. Ma siamo davvero certi che questa sia l’unica e la giusta soluzione? In questo articolo esploreremo che cosa s’intende per sonno autonomo e sonno a contatto e vi aiuterò a capire quale dei due approcci adottare.
Sommario
Che cos’è il sonno a contatto?
Il sonno a contatto consiste nel permettere al neonato (ma anche lattante o bambino) di dormire a stretto contatto con il genitore. Questo può avvenire tenendo il bambino in braccio, dormendo sdraiati abbracciati nel letto o mantenendo un contatto costante, toccandosi con una parte del corpo durante il sonno. Dormire nel lettone rientra in questa categoria di sonno, dato che il piccolo tende a cercare il contatto fisico nei momenti di risveglio notturno o nelle fasi di sonno leggero, che avvengono all’incirca ogni 45 minuti.
Cos’è il sonno indipendente?
Invece, con sonno indipendente s’intende la capacità del bambino di addormentarsi autonomamente, senza necessità di contatto fisico o di altre forme di supporto esterno (come la suzione del ciuccio, borraccia con cannuccia, biberon).
Quando il genitore è presente nella stanza per favorire l’addormentamento del piccolo, anche se non c’è contatto fisico, si parla di sonno semi-indipendente. Il vero sonno indipendente avviene, invece, quando i bambini riescono ad addormentarsi e a dormire da soli serenamente nel proprio lettino, nella sua cameretta, senza la presenza o l’intervento dei genitori (a meno che non ci siano problemi di salute).
Vantaggi e svantaggi del sonno a contatto
Per i neonati, il sonno a contatto è spesso visto come l’opzione migliore per un addormentamento e un riposo sereno. Se questo è vero per i pisolini diurni e per i cosiddetti power nap, i riposini che favoriscono il sonno notturno, questo approccio ha però anche degli svantaggi.
- Sicurezza: il sonno a contatto, soprattutto di notte se non supervisionato, aumenta i rischi di soffocamento, schiacciamento e cadute.
- Abitudine: i piccoli che si abituano a dormire a contatto potrebbero nel tempo sviluppare una dipendenza da questa modalità: questo rende più difficile il passaggio al sonno indipendente e potrebbe aumentare la frequenza dei risvegli notturni.
- Presenza costante: con il sonno a contatto un genitore (che è spesso la mamma) può sentirsi “bloccato” dalla necessità di essere sempre presente per favorire il riposo del proprio bambino.
Sonno a contatto nel lettone o bed-sharing
Un’importante precisazione: il sonno a contatto nel lettone non è il co-sleeping.
Ai neogenitori viene spiegato che il contatto con il neonato è molto importante e che il co-sleeping è tra le indicazioni principali per la prevenzione della SIDS: dormire nel lettone con i genitori e fare co-sleeping sono, però, due cose diverse.
Dormire con i figli nel lettone è il cosiddetto bed-sharing che, appunto, vuol dire “condivisione del letto o letto condiviso”. Il bed-sharing è una pratica rischiosa che sarebbe da evitare soprattutto nei primi 6 mesi di vita del proprio figlio. Anche le nuove linee guida per la prevenzione della SIDS dicono che spesso i genitori di neonati si ritrovano nella condizione di non riuscire a fare altro che dormire con i loro figli in braccio o nel lettone ma che questo non è il modo più sicuro ed è importante esserne consapevoli.
Vantaggi del sonno indipendente
Invece, il sonno indipendente è più sicuro e offre dei vantaggi a lungo termine:
- Autonomia: i piccoli imparano a rilassarsi e addormentarsi da soli e sviluppano una maggiore indipendenza dai propri genitori.
- Serenità notturna: la capacità di dormire autonomamente riduce la necessità di interventi notturni da parte dei genitori, migliorando la qualità del sonno di tutta la famiglia.
Il sonno a contatto è sempre da evitare?
Dal nostro punto di vista, è sbagliato affrontare la tematica del sonno generalizzando o demonizzando alcuni comportamenti. Questo è il motivo per cui i “sempre” e gli “assolutamente” secondo noi sono da evitare. Quindi, anche se può causare anche degli svantaggi, il sonno a contatto può essere utile per il rilassamento serale del neonato ma è altrettanto importante assicurarsi che il sonno notturno sia sicuro e supervisionato. Allo stesso modo, si può ricorrere a questo approccio durante i periodi di malattia: può accadere, infatti, anche ai bambini che di solito dormono in autonomia di avere bisogno di un maggiore contatto per rilassarsi e riposare serenamente. In questo caso, però, consigliamo che il sonno a contatto avvenga sul divano, per facilitare il ritorno al lettino una volta che il bambino si sentirà meglio.
Passare dal sonno a contatto al sonno indipendente
Con il passare dei mesi, man mano che il neonato cresce, è consigliabile favorire il sonno indipendente, aiutando il piccolo a sviluppare la capacità di addormentarsi in autonomia.
Il passaggio dal sonno a contatto al sonno indipendente va affrontato con serenità e costanza. Nei nostri percorsi di accompagnamento, aiutiamo i genitori a eliminare gli elementi esterni di supporto, come la suzione, il contatto fisico e la presenza costante e, con il sostegno e la presenza del genitore, incoraggiamo i piccoli a sviluppare la capacità di rilassarsi e di dormire in autonomia. Questo permette ai bambini di trasformare la relazione con il sonno, dando loro il controllo della situazione, e garantisce notti serene e riposanti per tutta la famiglia.
Desideri accompagnare il tuo bambino a un sonno autonomo ma non hai idea di come fare? Sai che questo è ciò di cui avete bisogno ma vuoi assicurarti di rendere questo processo il meno difficile possibile per tutti? Siamo qui per voi: felici di aiutarvi a tornare a dormire serenamente tutta la notte in pochissimo giorni.